Stiamo vivendo tempi di invasioni, aliene o semplicemente invasioni. Quasi ovunque l’ambiente ne risulta squilibrato e nell’arco di una generazione si fatica a riconoscere i luoghi e i viventi che ora ne fanno parte, soprattutto perché molti “alieni” sono vegetali. Del resto, rispetto agli anni 70, la vegetazione si è comunque enormemente sviluppata, specie aliene o meno. Tutte le aree abbandonate o dimenticate sono diventate “selve” e questo comporta anche un cambiamento nei rapporti quantitativi fra le varie specie.
Non è intenzione di questo articolo prenderla così alla larga, vorrei solo ragionare sulle specie zoologiche invasive e invadenti, e nemmeno tutte, solo quelle macro e ben visibili.
Importante però è capire e avere coscienza del fatto che queste ultime sono solo l’aspetto terminale di problemi e disequilibri ben più complessi.
La lista degli alieni è piuttosto lunga e variegata e porta con se problemi di varia natura ma, principalmente, crea conflitti e concorrenze con le specie autoctone; le specie invasive invece sono principalmente effetto di squilibri ambientali e concorrono nell’aggravarli. Problemi che pare proprio siamo destinati a tenerci, non solo perché di origine complessa ma, anche, perché è cambiata molto la specie umana; non abbiamo più il vero controllo del territorio, non abbiamo più uniformità di reazione e ci agitiamo in schizofrenie davvero “curiose”… mancano poi quelle migliaia di ragazzini che, con una fionda, non avrebbero mai perdonato un alieno spaesato… e rigorosamente insegnato l’educazione a molte specie invadenti.
Ovviamente scherzo ma, nemmeno tanto, diciamo che ho fatto una sintesi del rapporto che abbiamo ora con gli animali rispetto a quello che avevamo 50 anni fa.
Gli alieni vanno dalla nefanda nutria ai pappagallini, passando per lo scoiattolo grigio, le tartarughe, i gamberi rossi, e persino i procioni. Molti di questi sono stati stupidamente immessi da chi credeva di far bene… ( lo possino!).. altre da fughe più o meno involontarie come i visoni ma, alcune, sono anche un contributo dei cacciatori. Minilepre e colino della virginia per esempio ma, purtroppo, il danno maggiore è stato fatto con immissioni di sottospecie in grado di inquinare seriamente la genetica originaria delle nostre specie, devastante per la lepre ad esempio ma, anche il vero germano reale lo abbiamo quasi estinto.
Per come la vedo io la minilepre (Silvilago) è l’unica che non crei conflitti con le specie autoctone, se riesce a dominare sul coniglio è perché molto più resistente a malattie endemiche come la mixomatosi che stermina intere popolazioni di conigli selvatici… eppure, gli stessi cacciatori (alcuni cacciatori) la trovano fastidiosa perché disturba la caccia alla lepre e, appena possono, tendono a eradicarla. A parte la stranezza di chi conduce i segugi preferibilmente per boschi e sieponi, ambiente occasionale per una lepre che si rispetti, io ci vedo anche una forma di egoismo e miopia tipicamente da cacciatori, e questo è il nostro vero male endemico.
La Nutria si è ormai diffusa oltre il punto di non ritorno, poco vale l’intimazione europea all’eradicazione se ci sono tanti difensori che imbrigliano il buonsenso. Anche nella massima libertà e volontà di eradicazione saremmo comunque di fronte a una difficoltà non da poco, figuriamoci con tutte queste ipocrisie che ci si incrostano sopra, inoltre è animale difficilmente cacciabile se impara… presa alla sprovvista puoi avere effetto ma, se capiscono i pericoli non le prendi più. Alla prossima alluvione spero proprio ci vada di mezzo anche la casa di qualcuno che dico io, nel caso scoppiasse un argine per effetto dei trafori di nutria. La nutria è inoltre deleteria sulle nidificazioni di specie acquatiche, tutte nessuna esclusa, per effetto dello schiacciamento di ogni parvenza di piattaforma… e non mi si dica che è rigorosamente erbivora, non ho prove provanti… ma le ho personalmente e prima o poi riesco a fare un video probatorio.
Che dire del Procione? Certo non avrei mai pensato di ritrovarmelo fra i piedi qui in Italia e invece…
Non è chiarissimo da dove provengano ma, sono stati sorpresi alcuni individui con una famigliola di procioni che stavano liberando e sono stati “sgridati” solo sgridati, perché certo erano persone in buonafede, pensavano di far bene ma, purtroppo, non si può fare! No,no!
I procioni si che sono carnivori!.. e molto dannosi. La loro distribuzione “a macchie di leopardo” farebbe pensare a una stramba idea di introduzione nel nostro habitat più che a una diffusione più o meno naturale. Sono un problema serio, ma solo per chi vive in zone rurali e magari pretende di allevare qualche animale. Sono anche pericolosi, si intrufolano ovunque e se, inconsapevolmente, entrate in un luogo dove si sono intrufolati… auguri! Difficilissimi da eradicare, ho notato una loro recente abitudine: le bande erranti. In pratica fanno razzie e scompaiono, si allontanano per fare altre razzie a chilometri di distanza; quando reagisci è quindi ormai troppo tardi e non puoi avere idea di quando possano tornare.
Certo ci mancava questa nuova piaga.
Lo scoiattolo grigio è sicuramente stato immesso (in buona fede) e determina l’estinzione del nostro scoiatolo rosso, cosa più che provata, tanto che norme Europee impongono la loro eradicazione. Con gli scoiattoli grigi non ci sarebbero molte difficoltà a rispettare la norma Europea.. non fosse.. che da noi è di ostacolata applicazione.. con buona pace dello scoiattolo rosso.
La lista sarebbe piuttosto lunga… almeno due specie di tartarughe perfide, pesci, e zanzare. Mi sono reso conto, in paesi dove la zanzara tigre non è ancora arrivata, di quanto era bella la nostra vita senza; puoi stare in paludi infernali senza alcun fastidio, a patto che si fili via da li dopo il tramonto.. o le nostre autoctone ti risucchiano a dovere con i loro immensi stormi. Però di giorno sei libero, mentre ora il giardino di casa mia è assolutamente invivibile dall’alba al tramonto e per una lunghissima stagione.
Le specie invasive sono altra cosa, registrano gli squilibri presenti nel nostro ambiente e spesso contribuiscono ad accelerarne il degrado, come gazze e cornacchie per esempio ma, anche la proliferazione dell’airone cenerino non è del tutto indolore. Le variazioni di specie presente in un determinato ambiente non sono solo quantitative ma anche qualitative, aironi guardabuoi e bianchi erano una rarità negli anni 70. La tortora dal collare era presente solo in alcune aree mentre i passeri erano invece ovunque, adesso è quasi raro vedere un passero.
Questo articolo non è redatto da un professore in biologia o zoologia (e si vede) e non ha nemmeno ambizioni diverse se non quella di illustrare un fenomeno che sta diventando sempre più emergente. Chi scrive però, questo lo posso ben dire, ha passato la vita in natura e osservandola sempre ad occhi aperti, qualcosa avrà pure imparato. Quello che mi viene da dire, da empirico mai pentito, è che l’osservazione empirica valuta gli effetti.. gli stessi effetti che spesso l’altra scienza non vede o vuole vedere.
Una cosa mi da sconforto: l’abuso della parola natura nel nostro moderno comunicare… e quell’assurdo “natura incontaminata” che altro non è se non un odioso ossimoro… non esiste “natura incontaminata” semmai la natura “contamina” per definizione.
Riccardo commented on gen 13, 2017
Grande Antony Bellissimo